Archivio per la categoria ‘Educazione e disabilità’

Cose è la Capoeria?. Spiegare oggi cosa sia la capoeira e spiegarla ad un adulto che mi chiede: “Ma quindi con questa capoeira che fai…che cos’è?” richiede almeno il tempo di un buon caffè da condividere (Per me un the grazie, non bevo caffè da anni). Questo perché, di solito, sono differenti i collegamenti che la Capoeira favorisce nella mente di chi l’ha vista o sentita qualche volta in tv. La Capoeira riconduce alla danza, alla lotta, al Brasile e a qualche giocatore brasiliano che utilizza le esultanze acrobatiche (Per i cinofili riconduce a Vincent Cassel, sì, l’attore. Basta scrivere su Youtube Vincent Cassel – Capoeira e vedete cosa vi propone il web).

Ai ragazzi dico più semplicemente: “un gioco”.

Va bene, bellissimo, è un gioco. Che obiettivi ha? Cioè se nel calcio devo fare gol, nel basket/pallavolo punto, qua che devo fare?”. Nella Capoeira non si gioca tanto per muovere il corpo e basta ma ha una miriade di obiettivi in ogni momento ed in ogni fase. La Capoeria è una disciplina che rinchiude nella sua storia almeno due continenti, quello africano e quello sudamericano connessi tra loro per la tratta degli schiavi del 18° e 19° secolo. Oltre ai movimenti che la capoeira ha nel suo DNA e che sono vere e proprie mosse di arti marziali (colpi con le mani, calci, testate…), movimenti complessi del proprio corpo (flessioni, piegamenti, ponti, estensioni) o acrobazie (verticale, ruote, salti mortali), c’è tutta una parte fondamentale di movimenti che seguono la musica cantata (in portoghese) e suonata con vari strumenti alcuni esclusivi della Capoeira (berimbau). Queste due componenti (quella fisica/motoria e quella musicale e strumentale) ruotano insieme durante il gioco. Nella Capoeira ci si mette tutti in cerchio (roda), alcuni suonano gli strumenti e definiscono il tempo di ingresso dove, di volta in volta, due capoeiristi entreranno nella roda, al centro del cerchio, per giocare. Il resto delle persone accompagna “ il gioco” cantando, tenendo il ritmo  sua con le mani che con altri strumenti a percussione.

Cosa succede nella Roda?: Se sto giocando, devo tenere a mente i movimenti imparati durante l’allenamento e provarli all’interno della roda con il compagno che mi capita, cercando di renderli funzionali e tenendo a mente che questi movimenti fanno parte di una comunicazione corporea.  Nel tentativo di rendere la conversazione più ricca ed ampia possibile, io ed il mio compagno, mostreremo tutti i movimenti che la situazione di gioco creata richiederà. Alla fine del mio turno di gioco, mi rimetterò in cerchio e parteciperò al gioco accompagnando altri due caporeiristi nel gioco. “Quando finisce questo gioco?”  Finisce dopo che il maestro avrà dato l’opportunità , a tutti, di entrare nella Roda. Dopo la conclusione del gioco, non si assegnano punti, premi, medaglie, valutazioni e pagelle, ma ci si saluta e si fa, con una frase, il punto su ciò che è avvenuto e sulla lezione in generale.

Io e la Capoeira. Quando ho iniziato a far Capoeira presso la scuola che ho scelto qui a Milano (Cordao de Ouro Milano) avevo solo una vaga idea di cosa questa disciplina fosse per via di qualche manifestazione vista in piazza, qualche video visto su internet associandola come una particolarità folkloristica del Brasile. L’ho scelta, quindi, perché permette di mettere in risalto la propria individualità in relazione (questa parola è fondamentale) all’altro: il gioco che si crea, si modifica, produce opportunità, domande e soluzioni anche grazie all’incontro con l’altro giocatore.

Come si può utilizzare in ambito educativo?. Quando io ed un mio collega abbiamo deciso di proporla come attività all’interno del CDD “L’Officina delle Abilità” eravamo reduci da alcuni momenti passati in palestra che ci avevano sollecitato la possibilità di proporlo anche ai ragazzi con cui lavoriamo. Ragazzi che hanno spesso problematiche fisiche connesse a  compromissioni importanti dei gesti, dei movimenti oltre che delle funzioni connesse con la comunicazione e con la sfera relazionale.

Abbiamo deciso di iniziare con semplicità e con chiarezza proponendo ai bambini dei giochi di ruolo dove l’obiettivo fosse “trasformarsi” in animali (il leone, il ragno, il rospo, il gallo, la gallina…), in oggetti a loro noti (la forbice), in piccoli elementi della natura (la mezza luna). Gli abbiamo proposto di cantare canzoni in portoghese utilizzando poche parole, ripetute sia individualmente che in gruppo, scelta che ha permesso di arricchire il loro vocabolario e costruire piccole sequenze.  Abbiamo riadattato giochi noti ai bambini a giochi di capoeira: un due tre stella, nascondino, ce l’hai,  i percorsi motori, arricchendo sempre di più il momento dell’attività.

Con il passare delle lezioni bambini hanno preso confidenza con la struttura della lezione e ciò ha permesso di limitare alcune fatiche motorie. Il movimento poco controllato iniziava ad essere canalizzato e trovava delle valvole di sfogo funzionali; l’ecolalia di qualcuno era sì arricchita, ma di parole legate al contesto della capoeira perché iniziava a crescere la curiosità e la passione.

Parallelamente essendo prima educatori e poi Capoeiristi, abbiamo aiutato i ragazzi a fissare, tramite l’utilizzo di cartelloni visivi, ciò che era successo e gli apprendimenti avvenuti.

Ogni anno, l’abbiamo concluso con un saggio che nel gergo della Capoeira si chiama “Batizado” (inizio, ingresso nella Capoeira) o “Troca de Cordao” (cambio di corda). Questo perché anche in Capoeira esistono dei livelli di competenze che vengono evidenziati attraverso delle corde poste come cintura sui pantaloni della divisa ufficiale. Ogni saggio è stato pensato con l’idea di mostrare ciò che i bambini avevano imparato.

Quello che è successo ha permesso di far sentire i bambini protagonisti di un’esperienza non usuale, di divertirsi e prendere consapevolezza che fosse possibile riuscire a far bene anche “un gioco” complesso come la Capoeira. Anche i genitori ci hanno restituito la loro felicità e soddisfazione, sia per aver visto come il proprio figlio fosse riuscito ad essere, in modo attivo, protagonista dell’attività, sia per i tempi prolungati di attenzione prodotti durante tutto il saggio.

Il 26 Novembre 2014, l’UNESCO ha riconosciuto la capoeira come patrimonio culturale dell’umanità proprio perché fornisce un’idea di dialogo e relazione tra uomini, donne, bambini di qualsiasi età, provenienza, stato di salute, culto. Chissà quanti caffè/the si sono dovuti prendere quelli dell’Unesco per permettere questa collocazione alla capoeira!

Mirko Gallo: Educatore professionale dl 2008. Provengo dalla bellissima ed al contempo, incompleta città di Bari e vivo in Lombardia dal 2010. Da 6 anni mi occupo di minori con disabilità presso l’Associazione “L’abilità Onlus”.  Mi piace creare connessioni funzionali e di scoperta (di sé, dell’altro, del territorio/mondo) tra la gente e le cose per trovare “quello che (più) fa stare bene” (cit Michele Salvemini, alias “Caparezza”)