Archivio per novembre, 2013

Oggi vi parlerò di uno dei miei blog preferiti.  Si chiama genitori e figli  http://genitorifigli.wordpress.com/

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Quando in rete incontro dei blog interessanti, mi prende una fortissima voglia di scoprire, capire e curiosare. Devo dire che non mi capita spesso, ma quando capita non possa fare a meno di cercare all’interno del blog informazioni per capire chi scrive, il mio viaggio è alla ricerca dei volti, dei lavori, degli stili e delle professioni.

Quando riesco a capire chi scrive, li immagino un po’ come me, seduti sul divano intenti a scrivere il nuovo post.

Quando ho incontrato questo blog la cosa che mi ha colpito di più è stata la passione generalizzata per i temi educativi. Pedagogisti, educatori, psicologhe, formatori e blogger, non importa la formazione, ciò che emerge è la passione per i propri figli e per il racconto. Ciò che emerge è la voglia di parlare di ciò che succede nella scuola, nel mondo dei servizi che accompagnano i bambini verso la crescita e nella vita in generale. Voglia di parlare di cinema. Voglia di suggerire e consigliare.

Quando leggo genitori e figli quello che vedo è lo sguardo dei genitori. Lo sguardo che vorrei in alcuni post provare a usare anche io. E’ un blog intenso, aperto, pieno di domande, ipotesi e idee. E’ un blog collettivo, scritto a 14 mani e con 7 stili e questo mi piace moltissimo perché bypassa il rischio che lo stile narrativo sia sempre lo stesso.

Le imprese collettive hanno sempre avuto si di me un fascino particolare, non ci posso fare nulla.

E’ un blog leggero. Come vorrei fosse il mio qualche volta, perché per me la leggerezza è un valore assoluto. E’ un luogo di genitori per i genitori. Un bel luogo insomma.

Se tornassi indietro, forse, aprirei un blog così, un blog condiviso. 

Christian s.

La foto è tratta dal loro blog.

Ecco altri siti e blog fatti da genitori per i genitori.

http://genitoricrescono.com/

… e quelli fatti da alcuni, luccicanti, papà.

http://labencheminimaidea.wordpress.com/

http://stratobabbo.blogspot.it/

http://congedoparentale.blogspot.se/

http://babbonline.blogspot.it/

http://www.thequeenfather.com/

potere dell'educazione

Novembre 2013 : Durante una supervisione con un gruppo di educatori, la discussione gira attorno al potere dell’educazione professionale, il potere di insegnare, di accompagnare, di proteggere, aiutare ma anche quel potere che a volte può risultare schiacciante, faticoso e complesso perché imprendibile.

Un potere che può essere anche ingombrante.

In ambito educativo competenze naturali e professionali si incontrano, le prima spesso provano ad imparare qualche cosa da ciò che l’ambito professionale potrebbe portare. L’educazione professionale dalla sua parte dovrebbe farlo da ciò che incontra in ambito naturale, perché è da li che arriva e perché questo incontro potrebbe permettere di capire meglio, approfondire e studiare i modelli educativi, familiari e genitoriali.

In alcuni casi ciò non avviene. I genitori prendono poco dagli educatori e viceversa. Mi preoccupa molto quando gli educatori non imparano da ciò che incontrano, ma questa volta vorrei concentrarmi maggiormente sulle difficoltà che potrebbero trovare i genitori ad imparare dagli educatori.

Ipotesi: Stiamo rischiando che le competenze apprese in anni di studi (fuori e dentro le aule universitarie) e di esperienza propongano ai genitori un modello di educazione inarrivabile o senza nessuna trasferibilità del sapere. Ossia: Come posso imparare da te se mi sembra che le tue competenze siano frutto di un percorso che non potrò affrontare? Se il tuo linguaggio non mi è familiare? Se i riferimenti non sono gli stessi? Il rischio, forse, è che la professionalizzazione del ruolo educativo, la crescita degli educatori e della cultura pedagogica stia sempre di più allargando la forbice delle competenze naturali e professionali. Da una parte i genitori, sempre più soli e quindi con meno spazio per imparare dagli altri modelli educativi naturali, dall’altra gli educatori, sempre più competenti e accompagnati e quindi sempre più potenzialmente lontani.

A cosa serve incontrare un educatore, se di ciò che dice non riesco/posso farmene nulla? Cosa me ne faccio di un bravo educatore che non sa trasferire le proprie competenze agli adulti che incontra. Non rischiamo solo di produrre una dipendenza dall’esperto? Quando ho un problema, chiamo l’educatore, insomma.

Un educatore non dovrebbe lavorare, anche e soprattutto, per non essere (ove possibile) più necessario? Per lasciare al sistema che incontra gli strumenti per fare senza di lui? Io credo di si, ma forse la domanda è : come?

Christian S.

La foto è di Marco Bottani ( http://www.ibot.it)

blog crossingIn vista della seconda Assemblea generale e materiale sulla CONSULENZA PEDAGOGICA che si terrà a Milano il 16 novembre 2013, alcuni blogger che ne prenderanno parte hanno deciso di lanciare in rete un blog crossing day nel quale parleranno, in un breve post, del perché hanno scelto l’educazione come professione e di come sono entrati in contatto con il gruppo Facebook “Educatori, Consulenti pedagogici e pedagogisti” da dove tutto ha avuto inizio.

Perchè lo fai, disperato ragazzo mio…

1. Perché mi occupo di educazione professionalmente?

2. Cosa c’entro io con il gruppo Educatori, Consulenti Pedagogici e Pedagogisti?

Parto dalla fine :

2. Il gruppo è figlio mio e come spesso capita, i figli sono differenti da come li avevi immaginati. Il gruppo è nato dall’idea di creare un luogo di incontro per tutti coloro che si occupano di educazione, quindi da una parte i professionisti (educatori, pedagogisti e consulenti pedagogici ) e dall’altra i genitori. Nel titolo del gruppo però aimè, mi son dimenticato i genitori, ma non essendo modificabile, è rimasto così. La frittata ormai era fatta. Tempo dopo ho deciso di allargarlo ad altri 5 colleghi conosciuti in rete. Sembrerà incredibile, ma alcuni di loro ancora oggi, non li ho mai visti di persona. Ecco come siamo diventanti i 6 amministratori che oggi governano il gruppo e come è diventato figlio anche di altri. Senza i miei compagni di viaggio il gruppo non sarebbe sicuramente ciò che è oggi, non sarebbe esploso, non avrebbe la cura e l’attenzione che mostra verso i partecipanti e verso ciò viene pubblicato e scritto. Non sarebbe stato un gruppo così ricco. Sarebbe uno dai tanti gruppi che ci sono in rete, pieni di spam, troll, insulti, gente che delira, e così via, perché se lo gestisci da solo spesso finisce così. Il mio gruppo è differente, insomma e ne sono molto felice, ovviamente.  Non ci sarebbe mai stata la prima assemblea generale sul lago di Monate del 21 settembre e quindi non ci sarebbe stata nemmeno la seconda.

Se ripenso alla strada che aveva preso prima di allargarlo ai magnifici 6, forse oggi il gruppo sarebbe chiuso. Se il gruppo è vivo è per merito di Alessandro Curti, Laura Ghelli, Monica Massola, Anna Gatti a Anna Apicella.

Oggi, approfitto di questo post per ringraziarli, perché ciò che è successo conferma che alcune volte, se metti insieme persone intelligenti possono anche partorire un progetto intelligente. L’unica cosa che  mi spiace è essermi perso l’obiettivo iniziale, quello di far parlare professionisti e genitori, ma per adesso va bene così.

1: Faccio l’educatore dal 96 perché amo questo lavoro, l’ho amato prima di sapere cosa fosse, prima di capire come e cosa dovessi fare. Prima di imparare a farlo. Ho rischiato di smettere di amarlo più volte in questi ultimi 20 anni. Ho continuato ad amarlo grazie ad alcuni incontri, alcuni colleghi, alcuni progetti, alcuni servizi, ma soprattutto grazie al percorso con lo Studio Dedalo. E’ il lavoro che mi ha permesso di amare anche la scrittura, odiata per tutti gli anni delle scuole dell’obbligo. E’ il lavoro che mi ha permesso di essere migliore come persona, come uomo e come cittadino. E’ il lavoro che vorrei fare da grande. Mi piace il lavoro educativo e mi piace mischiarlo con la parte consulenziale. Mi piace ciò che faccio perché mi costringe a non fermarmi mai. Mi son sempre chiesto perché, ma la risposta è questa. Mi occupo di educazione perché ho ancora la speranza che il mondo si possa cambiare. Perché quando cambiamo noi, poi inevitabilmente, succede qualche cosa anche a ciò che ci sta attorno. Ho sempre sognato di fare un lavoro che aiutasse le persone a crescere. Se non mi fossi occupato di educazione, forse avrei fatto il cuoco o il comico. Avrei fatto, credo, un lavoro orientato alla felicità.

Farò questo lavoro fino a che mi renderà un uomo felice, quando non sarà più così, cercherò altre strade.

 Christian S.

I contributi saranno condivisi sui diversi Social con  #assembleagenerale e #consulenzapedagogica
I blogger che partecipano sono:
Christian Sarno, “Perché lo fai, disperato ragazzo mio.”

https://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/perche-lo-fai-disperato-ragazzo-mio/

Laura Ghelli, “Parole e sguardi”

https://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/parole-e-sguardi/

Monica Cristina Massola, “In spostamento, tra uno spazio e l’altro”

http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/in-spostamento-tra-uno-spazio-e-laltro/

Elisa Benzi, “Guest Post.”

http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/guest-post-elisa-benzi/

Anna Gatti, “L’educazione tracciata.

http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/leducazione-tracciata.html

Alice Tentori, “Lascio che le cose mi portino altrove.”

http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/lascio-che-le-cose-mi-portino-altrove.html

Alessandro Curti, “Scontrarsi con l’educazione.”

http://labirintipedagogici.blogspot.com/2013/11/scontrarsi-con-leducazione.html

Manuela Fedeli “Chi l’avrebbe mai detto”

http://nessipedagogici.blogspot.it/2013/11/gli-incontri-digitali-sono-possibili.html

Vania Rigoni, “Blog crossing day in bottega.”

http://www.bottegadellapedagogista.com/2013/11/blog-crossing-day-in-bottega.html

Sylvia Baldessari, “L’educazione è un incontro.”

http://ilpiccolodoge.blogspot.com/2013/11/leducazione-e-un-incontro.html

blog crossingIn vista della seconda Assemblea generale e materiale sulla CONSULENZA PEDAGOGICA che si terrà a Milano il 16 novembre 2013, alcuni blogger che ne prenderanno parte hanno deciso di lanciare in rete un blog crossing day nel quale parleranno, in un breve post, del perché hanno scelto l’educazione come professione e di come sono entrati in contatto con il gruppo Facebook “Educatori, Consulenti pedagogici e pedagogisti” da dove tutto ha avuto inizio.

Parole e sguardi.

Quando ho scelto l’educazione come professione avevo in mente gli handicappati. Oggi questa parola non viene più usata.

Quando ho scelto l’educazione non sapevo nemmeno di averlo fatto. Pensavo di voler soltanto accompagnare la vita di persone con difficoltà.

Ho scelto l’educazione quando ho visto che ogni persona ha la sua ricchezza da coltivare e che questo splendore nascosto diviene più chiaro per tutti se lo raccolgo e lo rifletto con i miei occhi. Perché dentro uno sguardo si può vivere o morire e qui, proprio in questo, sta la mia responsabilità.

Ma le parole sono sguardi?

Sono entrata nel gruppo Educatori, Consulenti Pedagogici e Pedagogisti fin dall’inizio e presto mi hanno chiesto di diventare amministratrice. E’ iniziata così un’avventura che mi ha portato a conoscere persone molto interessanti, con cui sono nate conversazioni serissime e scambi di adesivi. Persone a cui puoi fare delle domande e ricevere in cambio altri interrogativi  mai considerati prima.

Ma non  è questo di cui volevo parlare. Io volevo parlare di sguardi che s’intravedono dentro le parole di un blog, tra le pieghe dei commenti. Quando per la prima volta ho letto gli articoli di Alessandro Curti ho pensato che parlavamo la stessa lingua e conoscevamo gli stessi sentimenti. Ho cominciato a commentare ed è iniziato un dialogo che ancora continua. E’ stato lui che mi ha proposto di diventare amministratrice. Avevo già conosciuto e apprezzato anche il blog di Christian Sarno ma non ci “conoscevamo”, ci siamo conosciuti dopo. Eppure, anche se non ci siamo mai visti (e quindi mai guardati) io sento uno sguardo di accettazione, di simpatia, nelle sue parole. E questo vale anche per gli altri, anzi, con qualcuno ha già trovato una conferma durante la prima assemblea sulla consulenza pedagogica, quando ho potuto conoscere Alessandro, Monica, Anna e Manuela. Persone diverse da me per età, esperienze di vita e lavorative, formazione e opinioni, ma con lo stesso sguardo. Quello sguardo che vede ogni persona come persona, ricca della sua storia e degna di futuro, che si tratti di disabili o adolescenti problematici. Uno sguardo educativo.

Di Laura Ghelli.

I contributi saranno condivisi sui diversi Social con  #assembleagenerale e #consulenzapedagogica
 
I blogger che partecipano sono:
Christian Sarno, “Perché lo fai, disperato ragazzo mio.”

https://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/perche-lo-fai-disperato-ragazzo-mio/

Laura Ghelli, “Parole e sguardi”

https://biviopedagogico.wordpress.com/2013/11/11/parole-e-sguardi/

Monica Cristina Massola, “In spostamento, tra uno spazio e l’altro”

http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/in-spostamento-tra-uno-spazio-e-laltro/

Elisa Benzi, “Guest Post.”

http://pontiandderive.wordpress.com/2013/11/11/guest-post-elisa-benzi/

Anna Gatti, “L’educazione tracciata.

http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/leducazione-tracciata.html

Alice Tentori, “Lascio che le cose mi portino altrove.”

http://edieducazione.blogspot.com/2013/11/lascio-che-le-cose-mi-portino-altrove.html

Alessandro Curti, “Scontrarsi con l’educazione.”

http://labirintipedagogici.blogspot.com/2013/11/scontrarsi-con-leducazione.html

Manuela Fedeli “Chi l’avrebbe mai detto”

http://nessipedagogici.blogspot.it/2013/11/gli-incontri-digitali-sono-possibili.html

Vania Rigoni, “Blog crossing day in bottega.”

http://www.bottegadellapedagogista.com/2013/11/blog-crossing-day-in-bottega.html

Sylvia Baldessari, “L’educazione è un incontro.”

http://ilpiccolodoge.blogspot.com/2013/11/leducazione-e-un-incontro.html

 
 
 
 
 

Atef: il privilegiato.

Pubblicato: novembre 4, 2013 in Sarno Pedagogia

Ospito un breve racconto di un collega. Buona lettura. Christian S.

Di Mauro Forni.

atefAtef (nome di fantasia) è un ragazzo buono, secondo i parametri di un educatore come me, è uno di quelli in gamba, attrezzato! Qualche giorno fa l’ ho incontrato, Ciao Atef! Che piacere vederti! Come stai? Che fai qui?
– Sono venuto a ritirare la copia del diploma, mi serve per alcuni documenti, comunque tutto bene…
– Suoni ancora la chitarra?
– No, l’ho venduta, è un peccato ma c’ho fatto un po’ di soldi
– Cosa fai, lavori?
– Ho dovuto aprire la partita iva come ditta edile, ciò non vuol dire che lavori, ogni tanto entra qualche lavoro, ma poco…
– !?
– Sai ora che ho 18 anni la partita iva mi serve per non essere clandestino, mi costa 3000 euro l’anno, qualche mese fa ho fatto il REC per aprire un ristorante ma non ci sono riuscito. Se non trovo lavoro mi arrestano e mi mandano in egitto (paese di fantasia), io sono qui da quando ho 5 anni, ho fatto tutte le scuole qui, non so nulla dell’egitto, non conosco nemmeno l’arabo…
– Beh.. ma in famiglia? Non riesci a rientrare ancora nel permesso dei tuoi?
– No, poi mio padre ha perso il lavoro e quindi non gli rinnovano il permesso di soggiorno…
– Eh… sai, è dura per tutti… (non lo penso veramente), ma dimmi, fai ancora thay boxe? Se porti le protezioni un giorno ci divertiamo!
– No, non vado più, costa troppo…
Chi ha avuto modo di parlare con me sa che Atef non è il primo ragazzo che mi fa questo discorso, in tutti gli anni in cui ho avuto il peso di seguire la politica mi sono convinto che tutte le leggi che hanno affrontato il tema non abbiano avuto lo scopo di combattere l’immigrazione ma gli immigrati. Credo ci siano riusciti benissimo.
Poi incontro gente che mi parla dei privilegi degli stranieri… ovviamente senza saper menzionare nemmeno una legge, una norma, un regolamento o una clausola che privilegerebbe gli stranieri in quanto tali, ma lo hanno sentito dire, lo hanno letto su face book o su qualche giornale… quale? Boh… Servi!
Chi mi conosce a volte si stupisce di come io mi infervori quando parlo di certi argomenti, mi piace pensare che mi infervoro perché non sopporto le ingiustizie, non sopporto chi le compie e nemmeno chi le difende! Qualcuno mi ha dato del buonista!!! Io!? Io buonista!? Io vi ammazzerei tutti… (metaforicamente….).
Se sei arrivato a leggere fino a qui ci possono essere diverse ragioni: ti ha interessato l’argomento su cui hai già una ben precisa opinione, sei un mio buon amico e ti interessa quello che dico (grazie ricambio), ti ho fatto incazzare parecchio… in tal caso lascia stare, non commentare, non mi interessa la tua opinione, la conosco già, sono vent’anni che me la ripeti, soprattutto ne ho visto i risultati.

La foto è di Marco Bottani ( http://www.ibot.it) e non è di Atef.