Ovvero : “Sono Gay, Sono Gay e tu pensi Ricchione” ( cit Gino e l’alfetta – Daniele Silvestri)
Ospito con grande piacere l’articolo di Riccardo. Perché credo che sia necessario, per chi si occupa di educazione, lavorare sui pregiudizi, sulle generalizzazioni, sulle banalizzazioni e sugli stereotipi. La tematica che poniamo oggi, ne è piena. Buona Lettura.
Christian S.
di Artigianamente
«Quando ho capito che aleggiava lo spettro che il mio emendamento fosse un cavallo di Troia per consentire le adozioni ai gay — dichiara la senatrice del Pd Francesca Puglisi — ho preferito ritirarlo e salvare una legge che fa fare un importante passo avanti ai diritti dei bambini»
L’emendamento in questione prevedeva l’estensione dell’adozione alle persone single.
«Ritiro l’emendamento – ha concluso – perché so che l’ottimo a volte è nemico del bene e questa legge, se approvata, consente davvero di fare notevoli passi avanti in materia di diritti dei bambini».
Sia chiaro nulla è mai facile come sembra e non ritengo di aver approfondito a sufficienza la questione in modo da poter offrire il mio punto di vista. Questa vicenda ha però di certo contribuito involontariamente ad evidenziare i diversi impliciti che sottendono al problema delle adozioni gay.
Mai fidarsi dei gay
Se solo fossimo sicuri che le coppie gay non facessero finta di essere single (cosa peraltro inevitabile già che non permettono loro di sposarsi), allora l’emendamento potrebbe essere anche approvato. Per ovviare alla questione basterebbe chiedere ai gay di fare un patto di ferro e di non camuffarsi da single, ma è una partita persa: sappiamo bene che sono talmente mefistofelici che pur di adottare i bambini si fingerebbero cuori solitari.
L’OMS ci aiuti
L’emendamento sarebbe approvabile se:
- L’omosessualità venisse, finalmente, inserita nell’elenco delle malattie.
- Il single, candidato alla adozione, fosse vincolato a presentare regolare certificato di buona salute.
D’altronde se l’omosessualità non è una cosa normale, dovremo pur catalogarla in qualche maniera e sottrarla dal limbo in cui vagola da tempo. Lo status di malattia le restituirebbe una collocazione certa e l’omosessuale potrebbe finalmente emanciparsi in termini di identità.
Salute
L’omosessualità se fosse una malattia sarebbe trasmissibile.
Infatti è risaputo che anche la sola assidua frequentazione – figuriamoci una famiglia con genitori gay – induce tendenzialmente alla omosessualità.
Moralità
La trasmissibilità magari non avviene in forma meccanica e deterministica ma possiamo pur dire che certo crea un ambiente favorevole allo sviluppo della omosessualità o, comunque, più permissivo sul tema della omosessualità.
L’omosessualità è perlomeno immorale e se anche una coppia gay magari non dovesse trasmettere il seme della omosessualità di certo non educherebbe a condivisibili principi morali di base.
D’altronde i gay sono anche un po’ tutti pedofili. Non per niente non è il caso nemmeno che insegnino nelle scuole primarie.
Educazione
La coppia genitoriale è un modello che il figlio apprende e riproduce. Le coppie gay vengono ritenute capaci di riprodurre modelli genitoriali positivi. Si collocano quindi tra le più competenti sul piano della genitorialità.
Oppure la famiglia gay offre un modello negativo. Come tutte le coppie devianti induce a deviare diventando omosessuali o anche solo delinquenti in genere.
Oppure offre un modello negativo. Nel senso che crea traumi poiché il figlio non distingue più ciò che è normale e ciò che non lo è.
O perlomeno un modello che desta problemi. Infatti non può che creare disagio o a traumi poiché il figlio è comunque costretto a fare una fatica in più che data la sua storia dovremmo evitargli
In generale, poi anche senza avere chissà quale storia alle spalle, ma perché mai un figlio dovrebbe occuparsi di fare anche i conti con il disagio che produce la frequentazione quotidiana di genitori gay, ha già i suoi di problemi!!
Anormalità
Il figlio adottivo ha diritto a ristabilire un quadro di normalità genitoriale.
L’omosessualità anche se fosse tollerabile, una questione di gusti o una qualche categoria dell’essere certo non è normale. Il figlio adottivo però ha diritto a ristabilire un quadro di normalità genitoriale. E’ una questione algebrica: i genitori naturali sono due e sono “Più” e “Meno”. Tutta la numerazione successiva deve sempre essere pari e composta da due opposti. Come abbiamo imparato a contare le capienze delle chiavette usb.
La legge è uguale per tutti
Certo “Chi sono io per giudicare un gay” sia pure, quando si tratta di argomenti quali l’educazione e la famiglia, la questione si fa delicata, qualsiasi incertezza, qualsiasi dubbio, diventa sufficiente ad emendare altri punti di vista, altre ragioni, anche quelle del diritto. La legge è uguale per tutti ma alcuni sono più uguali di altri.
Per aiutare provo ad articolare la domanda:
Cosa rende me, eterosessuale, migliore di un omosessuale?
Cosa rende me, eterosessuale, più genitorialmente competente di un omosessuale?
Cosa rende me, eterosessuale, meno perturbante di un omosessuale?