Archivio per luglio, 2012

Diecimila grazie…

Pubblicato: luglio 20, 2012 in Sarno Pedagogia

Numeri dal blog!

18 ottobre ’11 : data di nascita di Bivio Pedagogico

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19 luglio – 400 Clic  in un giorno e più di 300 clic al post sulla  luccicanza.

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Grazie a tutti.

Christian S.

La luccicanza educativa è un modo di guardare l’educazione. Solo alcuni educatori la possiedono.

Possederla non dipende dai titoli, dall’età, dalle competenze, possederla è una fortuna, è frutto di una ricerca, della ricerca pedagogica.

La luccicanza si può imparare, si può scoprire e si può alimentare.

La luccicanza educativa è un modo di guardare il mondo e con sè, anche l’educazione. E’ un modo differente di approcciare agli altri. Un modo differente di attraversare le esperienze.

Ho conosciuto, selezionato, formato, lavorato, imparato, insegnato e incontrato tanti educatori, di diversa formazione, età, provenienza e  pochi di loro avevano la luccicanza educativa.

Incontrare un educatore luccicante è una fortuna, lo riconosci perché quando ti parla del suo lavoro gli si illuminano gli occhi, perché sembra trovare in ogni luogo di lavoro, in ogni incontro un senso profondo, sembra trovare in ogni esperienza qualche cosa da imparare. Sembra guardare altrove, sembra osservare cose che gli altri di solito tralasciano.

Quando incontri l’educatore luccicante ti accorgi che il suo curriculum svanisce, il suoi titoli e le sue competenze diventano lo sfondo della scena. La luccicanza educativa è affascinante, seducente, coinvolgente, a volte accecante.

La luccicanza educativa non è solo professionale , ci sono anche dei genitori luccicanti, genitori pensanti, che sentono la necessità di capire , di crescere insieme ai propri figli, genitori che chiedono, che domandano, che si interrogano, genitori che mentre insegnano continuano ad imparare, assetati e affamati di nuovi idee.

I genitori luccicanti sono belli da guardare, a volte li osservi con un pò di invidia, ti sembrano lontani, ti sembrano sempre competenti, ti appaiono felici anche quando non lo sono. Incontrare un genitore luccicante è difficile ma quando succede te ne accorgi, perché mentre ti parla dell’essere padre o madre ti viene voglia di ascoltare, di capire, di approfondire. I genitori luccicanti non hanno sempre dei bambini luccicanti, ma spesso.

Io conosco alcuni bambini luccicanti.

Non so se per diventare un essere luccicante sia necessario essere stato un bambino luccicante, ma credo che possa aiutare averne, almeno, incontrato uno mentre si cresceva.

La luccicanza educativa è l’antidoto al burnout (cottura professionale), al prepensionamento educativo. La luccicanza è l’antidoto alla banalizzazione dei pensieri sui propri figli, sulle loro azioni, un antidoto al : ” non ci sono più i giovani di una volta”.

Ho incontrato alcuni pre-pensionati dell’educazione, anche neo laureati. Ho incontrato tanti educatori normali, pochi educatori e genitori luccicanti.

Incontrare degli esseri lucccianti è una fortuna, quando li incontri professionalmente non devi farteli sfuggire, devi fare di tutto per tenerli con te, perché sono loro che ti fanno luccicare i progetti, i servizi, le equipe e le classi intere.

Questo post è dedicato a tutte le persone luccicanti che ho incontrato, per fortuna, nella mia vita personale e professionale.

E’ dedicato, soprattutto, ad una delle mie maestre, una delle maestre luccicanti. Questo post è dedicato a te, Rosa R. perché so che tu la luccicanza la sai riconoscere.

Lavoro da quasi 18 anni, ho attraversato tanti servizi e incontrato tanti colleghi, alcuni li ho poi ritrovati, altri no, alcuni si son persi ed ora fanno altro. Quelli che ho avuto la fortuna di rincontrare erano cambiati, diversi, maturati e cresciuti.

Ho sempre fatto una discreta fatica ad andarmene, salutare non è il mio forte.

Salutare mi costa sempre molta fatica, soprattutto quando non posso usare gli strumenti professionali. Qualche settimana fa, ho salutato le educatrici di mia figlia ed è stato un saluto freddo, sbrigativo, distaccato, un saluto che non avrei voluto così, perchè in quel saluto avrei voluto mettere delle parole, restituire alle educatrici almeno parte delle cose che credo abbiamo insegnato a mia figlia nei tre anni di scuola materna. Non sono riuscito a farlo, peccato.

Spero che leggano questo post….

Mi risulta meno faticoso, invece, salutare quando lo faccio per il mio lavoro, mi costa meno fatica soprattutto quando lo scelgo io, quando è frutto di una scelta professionale, di un “fine progetto ” insomma.

Mi aiuta a salutare l’idea che le persone che ho incontrato possano usare alcune o tutte le cose che porto nei gruppi o nei servizi. Mi aiuta l’idea che possa rimanere parte di me in eredità, mi aiuta l’idea che  il mio passaggio lasci il segno.

Mi aiuta l’idea che andarsene fa parte dei percorsi, di tutti i percorsi e di tutte le esperienze, andarsene non sta alla fine, non è la prima parte ne l’ultima, ma una parte dell’esperienza che attraversi.

Mi aiuta pensare che si possa dare valore al saluto, restituendo ciò che si è imparato dentro l”incontro con i colleghi, con i ragazzi e con le maestre della propria figlia. Mi aiuta pensare che se a volte non ci riesci subito lo puoi fare dopo, magari con un post.

Scrivere mi aiuta a salutare, a volte.

Questo post è un grazie ed è dedicato alle educatrici di mia figlia, Federica, Monia, Manuela e Sabrina e ai miei colleghi della comunità con cui ho lavorato negli ultimi 6 mesi, Federica, Irene, Luigi, Gabriele, Mary, Feda, Elena e Franca.

Questo è un post dedicato ad uno dei lavori più belli del mondo.

Questo è un post dedicato agli educatori e alle educatrici  professionali.

Buona viaggio, educatori ed educatrici e se non dovessimo rivederci come dice Truman ” buon pomeriggio, buona sera e buona notte…”