Il dialogo che vi riporto è ovviamente avvenuto realmente. I nomi potrebbero essere anche finti, potrebbero.
Christian: come va a scuola?
Patrizia : bene, ho rinunciato ad una cattedra?
Christian; come mai?
Patrizia : come facevo, prendevo le ore sul sostegno per poi prendere l’allattamento e lasciare il ragazzino con le ore scoperte, meglio che ci vada un’altra insegnante.
Christian: sei matta, perché?
Patrizia: perché so quanto è difficile per alcuni ragazzini avere 2- 3 insegnanti di sostegno. Forse ho sbagliato e me ne pentirò ma non me la sono sentita.
Christian: ma tu ne avevi necessità?
Patrizia: bhe, non è che navigo nell’oro, mi avrebbe fatto decisamente comodo. Aspetterò la prossima chiamata.
Quando chiudo la telefonata, mi accorgo che ciò che ha fatto questa insegnante parla di una cosa molto importante, parla di etica dell’educazione, come recita il titolo. Parla, forse, anche di etica professionale.
Allora quale problema abbiamo? Quali problemi abbiamo se un educatore o un’educatrice lascia il suo posto di lavoro a tempo indeterminato da un giorno all’altro?
Nessun problema dal punto di vista dei diritti contrattuali. Se il contratto dice che posso liberarmi anche in un giorno e io lo faccio, chissenefrega se i bambini della comunità si erano affezionati a me, se non capiscono, se non ho spiegato nulla.
Nessun problema formale, quindi, se intanto in comunità le colleghe che rimangono si ammazzano di turni e di raddoppi. I bambini stanno male un’altra volta. Tu hai fatto tutto secondo la legge.
Nessun problema se la cooperativa aveva investito su di te, perché tu avevi detto di voler investire su di lei. Tanto lo sappiamo che tutte le cooperative son tutti luoghi truffaldini, dove mentre tu ti fai il mazzo altri si arricchiscono.
Nessun problema perché un posto di lavoro è un posto di lavoro. Da questo punto di vista una comunità minori è come un call center, insomma. Niente di illegale, solo il devastante effetto che può fare la mia furtiva uscita, tanto ciò che conta è aver trovato un posto di lavoro migliore di quello che avevo prima, giusto?
Io francamente un problema lo intravedo. Un problema di etica professionale.
Detto questo, io conosco, ed ho conosciuto, educatrici e educatori differenti. Colleghi e colleghe che hanno anche rinunciato a qualche cosa della loro vita per i bambini che accompagnavano. Colleghe che, come patrizia, hanno rinunciato ad un pezzo di guadagno personale per un guadagno condiviso, perché se il bambini stanno meglio stiamo meglio tutti.
Questo post è dedicato a Patrizia, donna e insegnante meravigliosa ed anche ai miei colleghi Stefano, Valentina, Annalisa, Paola e Federica, che quest’estate si son fatti un mazzo incredibile senza appellarsi al vademecum dei diritti degli educatori per perseguire i diritti dei bambini. Io, anche se questo non alleggerirà la fatica che hanno fatto negli ultimi mesi, ci tenevo a ringraziarli.
PS. la foto come sempre è di Marco Bottani ( http://www.ibot.it)