Sono padre di due figlie, educatore e consulente pedagogico. Almeno una volta a settimana scrivo sul blog e gestisco un gruppo su facebook che tratta temi educativi. In sintesi potrei dire che mi occupo di educazione per un grosso numero di ore al giorno.
Mi piace parlare di educazione, fare educazione, osservare chi fa educazione in modo naturale, nella vita, da genitore, nonno, zio o da semplice cittadino. Mi piace socializzare i pensieri che faccio sul mondo dell’educazione.
Mi guardo intorno, spesso, perché trovo in ciò che vedo spunti inaspettati, tracce e strade nuove che mi permettono di fare meglio il padre e il professionista dell’educazione.
Sono figlio unico e fino a che non sono diventato padre di due figlie, il rapporto tra fratelli e sorelle era quello letto nei libri, raccontato da altri, osservato nelle famiglie altrui, negli incontri personali e professionali.
Oggi, da padre, mi accorgo che il rapporto tra sorelle ha un’incidenza importante sulle questioni educative, sulle modalità di apprendimento delle mie figlie e sul ruolo che da padre mi trovo a vivere.
Il rapporto tra sorelle e fratelli, rende, in alcune situazioni, gli adulti strani spettatori. Quando pensi di arrivarci tu, parecchie volte ci è già arrivata “sorella educazione”.
In questi anni ho avuto la fortuna di poter stare tanto con le mie figlie, la fortuna di giocare con loro e di poterle guardare mentre giocano insieme. Ciò che ho visto mi ha portato ad alcune riflessioni che provo a condividere.
Ai nostri figli servono momenti di apprendimento alla pari, oggi i luoghi educativi che gli proponiamo sono quasi tutti mediati da adulti. La scuola, Il basket, il teatro, gli scout, l’oratorio, la piscina, sono tutti luoghi in cui a presidiare le funzioni educative ci sono adulti, più o meno educanti e più o meno professionali. Imparare a star soli è importante, come imparare a non far nulla, a giocare liberamente, a trovare soluzioni senza la mediazione degli adulti. Imparare dai propri coetanei. Imparare a difendersi, anche da soli, è importante tanto quanto il sapere di essere protetti dagli adulti.
Io ho imparato tanto mentre giocavo, senza adulti, nel cortile di casa mia.
L’apprendimento per imitazione è potente, forte, pervasivo, forse a noi pare leggero, ma è necessario, vitale. Per imitazione si impara quasi esclusivamente nei primi anni della nostra vita. Per imitazione impariamo anche a stare insieme da grandi, copiando modelli relazionali e amorosi. Per imitazione ho imparato anche a fare il mio lavoro.
Le mie figlie crescono grazie anche al loro incontro, al tempo che passano fuori dal controllo degli adulti. In alcuni casi perdere il controllo, perderle di vista oltre che un rischio è anche un’opportunità. Per permettergli di imparare dal loro incontro è necessario che io non ci sia e che quindi mi prenda il rischio che ciò che imparano non mi piaccia.
Sia chiaro, continuo a credere nell’importanza del ruolo degli adulti nella formazione dei nostri figli, nell’importanza del percorso di riappropriazione del ruolo educativo di ogni cittadino. Se ci penso però, sapere che si è importanti ma non fondamentali, che non si è la sole fonte di apprendimento è una sensazione di piacevole leggerezza.
Questo post è dedicato alla mia bambina più grande, Viola, grande insegnante di spericolatezza, ribellione, irriverenza e campionessa di palla cesto e costruzione di capanna nell’armadio.
Christian S.
La foto è di Marco Bottani ( http://www.ibot.it)