Io vado a scuola

Pubblicato: ottobre 17, 2013 in Cinema e Pedagogia, Sarno Pedagogia, Scuola ed Educazione
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Ospito con grande piacere alcune riflessioni di Luca Franchini sul film: Io vado a scuola (…di Pascal Plisson, Titolo originale: Sur le chemin de l’école. Documentario, durata 75 minuti).  

Grazie a luca e Buona lettura . Christian S.

elefante

Quattro storie accostate l’una all’altra, ragazzi e bambini impegnati in un gesto che siamo soliti considerare routine ma che per loro non è tale: andare a scuola.

Fratello e sorella in Kenya marciano per due ore attraverso la savana, si tengono a debita distanza dagli elefanti per non farli infuriare, salgono e scendono colline per arrivare in tempo per l’alza bandiera della scuola. Così tutti i giorni.

La ragazzina marocchina che vive sui monti dell’Atlante deve addirittura fare un tragitto di quattro ore per raggiungere, insieme a due amiche incontrate ad un crocevia di sentieri, il convitto-scuola in cui resterà per tutta la settimana. Ci mancava pure che dovesse farlo ogni mattina.

In Patagonia il fratello grande monta sul cavallo insieme alla sorellina e trottano per un’ora e mezzo attraverso steppe (si può dire se sei in Argentina?) ventose, guadando torrenti e cercando riferimenti per orientarsi tra grandi prati e montagne, mentre in India due bambini spingono la carrozzina del fratello maggiore, irrigidito da una disabilità solo fisica, passando in mezzo a mandrie di animali, percorsi accidentati e pozze d’acque in cui rischiano di ribaltare la carrozzina. Bucano pure una gomma, la fanno riparare, e finalmente arrivano a scuola. Anch’essi un’ora e mezzo circa di cammino, ogni giorno.

Cosa cavolo spinge questi ragazzi ad affrontare simili fatiche fisiche ed emotive per andarsi a sedere su di un banco ed affrontare nuove fatiche, questa volta molto più mentali, con decine di compagni e un maestro? Perché non vanno anch’essi ad ingrossare le fila dei drop-out o dei totali analfabeti, visto che vivono in contesti rurali in cui si vive di agricoltura ed allevamento e chissà a cosa potrà servir loro mai studiare? Perché soprattutto non hanno il volto triste e annoiato degli adolescenti delle nostre scuole?

Il film alla fine ci racconta una sorta di post-storia, quello che questi ragazzi faranno dopo qualche anno, sostanzialmente si tratta dei risultati gratificanti che hanno raggiunto, dopo tanto penare…Insomma il messaggio sembra “tieni duro che se vuoi puoi farcela” è un invito ad affrontare e superare le avversità, ovunque tu sia e qualunque ostacolo tu abbia davanti. Può essere una buona motivazione a studiare per chi vive in luoghi isolati, meravigliosi per natura e disponibilità di spazi ma in cui il tempo sembra essersi fermato. Studiare per uscire da tradizioni secolari, crescere, migliorarsi…

Però non è questo, a mio avviso, l’aspetto più interessante del film. Anche perché di storie in cui “se vuoi puoi” è piena la filmografia, di Hollywood soprattutto. La scalata sociale, la crescita sportiva… storie di persone con volontà incrollabile che resistono a qualunque avversità pur di arrivare al loro obiettivo. E va bene…ma come si fa ad avere una volontà incrollabile? Sarà mica che “o ce l’hai o non ce l’hai”, e allora no, non mi sta bene, dove sta la prospettiva educativa a me tanto cara? E poi è proprio soltanto questione di volontà?

Ho provato a ribaltare la prospettiva. Non è che questi ragazzi il successo se lo conquistino tutti i giorni proprio con le loro “traversate”? Riuscire ad andare a scuola ogni giorno è un successo, peraltro non individuale ma sempre condiviso con i fratelli e attentamente preparato con i genitori, che la sera prima si prodigano di consigli (“sali sulla collina per vedere dove sono gli elefanti”, “fermati a lasciare un nastro rosso al tempietto”) e il giorno dopo salutano sorridenti i loro figli che si apprestano a percorsi lunghi e pericolosi. Da soli (non possono fare diversamente).

Una bella iniezione di fiducia, uno splendido messaggio che “ce la farai, ne sono sicuro”. Che ce la farai domani, non che devi resistere perché alla fine arriverai al successo. Il successo è già lì, dietro la prima collina e oltre il torrente.

La strada per la scuola è già il primo pezzo della formazione, un semplice ma limpido esempio di convergenza scuola-famiglia. Un esempio che sfugge a tutti coloro che ogni mattina i figli a scuola li accompagnano e pure in macchina. Alcuni dati (ricerca del 2010) per fare un paragone: solo il 7% dei bambini italiani si reca alla scuola primaria da solo, alle medie è il 34%. Senza scomodare il Kenya e gli elefanti, in Germania sono il 68% e in Inghilterra il 78%! Chissà cosa gli dicono i genitori la sera prima…

Articolo di Luca Franchini

La foto è di Marco Bottani (www.bot.it)

commenti
  1. gemma ha detto:

    qualcuno sa come posso reperire il film per farlo vedere a scuola alla mia classe???

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