8 marzo Il giorno dopo l’8 marzo è sempre un giorno strano, restano tracce di ciò che è successo, quello orrendo odore (la mimosa dopo un giorno non si riesce più ad annusare), i mariti stravolti per aver fatto la serata a casa soli con i figli e poco altro.

Un giorno di riflettori puntati addosso, servizi, post, articoli, auguri e attenzione su tutte  le tematiche femminili e poi solo 24 ore dopo hai come la sensazione che tutto svanisca, che tutto torni come prima, stessi meccanismi, stessi problemi, stesse discriminazioni, stesse pensieri e stesso rapporto con gli uomini.

Una festa non cambia lo stato delle cose. Le donne si trovano punto a capo. Ci troviamo punto e a capo. Capisco, quindi, perché alcune delle mie colleghe e amiche mal sopportino questa festa.

Ho sentito però, oggi, il bisogno di provare a restituire qualche cosa alle donne, perché dalle donne ho ricevuto molto. Personalmente ma soprattutto professionalmente.

Lavoro soprattutto con donne, sono stato coordinato da donne, formato da donne, paradossalmente ho imparato ad usare “codici” maschili proprio osservando le educatrici con cui ho lavorato. Ho attraversato a fianco di consulenti, educatrici e coordinatrici tutti i servizi educativi e formativi della mia carriera. Oggi lavoro per le donne soprattutto, in alcune supervisioni unico uomo tra le donne. In ambito educativo, gli uomini son come i panda, categoria protetta, manca solo il bambu, perché spesso i cerchi intorno agli occhi li hanno già. Ho avuto anche maestri e colleghi maschi è vero, ma la mia vita professionale è soprattutto con le donne (consulenti, educatrici, coordinatrici e insegnanti) e per le donne (le mie figlie).

Dalle donne ho imparato molto. Con le donne ho faticato. Ho imparato stando con loro e sicuramente ho ancora da imparare. Alle donne spero di aver insegnato anche delle cose.  L’8 marzo per me è questo, un’occasione per ringraziare le donne che mi hanno permesso di essere il consulente pedagogico che sono oggi. Professionalmente devo molto agli incontri che ho fatto con loro. Alcune di loro forse neanche si sono accorte di aver lasciato una traccia nel mio modo di lavorare e di guardare il mondo dell’educazione.

Ad alcune di loro non sono riuscito a dire grazie e ci provo ora.

Questo post è dedicato a Nonna Olimpia, la migliore educatrice che abbia mai visto all’opera. Educatrice di uomini e solo di uomini. Educatrice naturale ed eccezionale. Se non l’avessi osservata per anni oggi non saprei cucinare e questo sarebbe un grosso problema.

Christian S.

Questo è il post n° 100. 

La foto è di Marco Bottani ( http://www.ibot.it).

commenti
  1. nadia ha detto:

    In determinati momenti ci sono cose che è neccessario dire, senza reticenze… provando anche ad esprimere e restituire quel sentimento di gratitudine (anch’esso forse più femminile) così importante sia per chi lo sente che per chi lo riceve. Tanto importante quanto raro. Ci sono cose, in determinati momenti che toccano corde e reverbero suoni profondi… che proprio fa bene ascoltare.

  2. Francesca ha detto:

    Bel post. Grazie!

  3. irenecronache ha detto:

    Mi sembra un bel modo di guardare al femminile, dalla parte del maschile.
    Condivido il senso di superficie di alcune “feste” ma forse sono anche occasione per fare pensieri altri …. come i tuoi.

  4. giusi ha detto:

    grazie sarno…parole toccanti

  5. sara ha detto:

    … quando uomini e donne sono capaci di collaborare, compensarsi, ascoltarsi, rispettarsi emerge qualcosa di speciale, ricco, completo e fecondo.
    Grazie a te.

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